"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

giovedì 24 maggio 2018

Quando l’orrore è solo una questione di forma





Commento al video realizzato da Free John Doe, mandato in onda il 20/5/2018 da Le Iene.

Link al servizio televisivo: facebook.com/SeiVeganoSe/videos/2001078316873949/ (fino al 22/5/2018 era sulla pagina de Le Iene, ma è stato rimosso).

Le immagini mostrano la brutalità quotidiana del luogo in cui ci troviamo; le inquadrature riprendono occhi, tremori, tumefazioni, deiezioni, agonie ignorate. L’audio capta urla stridenti, che coprono i respiri affannosi di chi sta morendo in solitudine.
La voce fuori campo elenca una serie di dati e numeri: antibiotici somministrati preventivamente, per evitare epidemie; topi - quegli untori! -, che, andando a nutrirsi nei capannoni industriali, sono additati come portatori di malattie trasmissibili ANCHE all’Uomo, nel momento stesso in cui  ingerirà quei corpi macellati.

L’intervistatrice parla (con esperti, impiegati nell’allevamento, NAS, ecc.) del buco dell’ozono, sporcizia, “benessere animale”, alimentazione … Nessuna parola, non una, proprio nessuna, viene spesa sul sistema istituzionalizzato di sterminio che tutt* stanno vedendo, in quello stesso preciso istante, con i loro occhi.
Finché si continuerà a parlare dei benefici che l’umano potrebbe ottenere grazie alla diminuzione del consumo alimentare di “carne”, finché continueremo a trattare gli altri animali come “comparse” anziché come  “protagonisti” della lotta di liberazione animale, continueremo anche a diffondere la favola della “carne felice”, un discorso vecchio e già “industrializzato” da Farinetti & Co. (leggi, p. es., bioviolenza.blogspot.it/2017/10/27-ottobre-milano-presidio-contro-il.html).

Il sistema ci ha addomesticat* al dolore altrui, tanto da renderci incapaci di schierarci dalla parte di chi è sfruttato, maltrattato, ucciso, e di ripetere invece le parole d’ordine del dominatore, che ha fatto della morte altrui un business!
“Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, TU! FUORI! Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, TU! FUORI! Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, TU! FUORI! Uno, due, tre, …” Ogni nove il decimo muore.
I nazisti usavano questo metodo per eliminare i corpi animalizzati. Anche lì, quello era solo il decimo: “Shit!” (“Merda!”). 
Nel commento a questo video, il messaggio che passa non sono certo le ragioni a favore dell’autodeterminazione di ogni individuo. Ciò che passa è solo che uno su dieci muore, così, senza una ragione, solo perché è l’anello più debole della catena. Come la bambina palestinese di 8 mesi morta perché nata dalla parte sbagliata di un muro, di una linea di confine.