PERCHÉ
COLLABORIAMO?
PERCHÉ
ORGANIZZIAMO
PROGETTI INSIEME?
Questa è una lettera aperta per chi, animalista, ha organizzato o accettato di partecipare al convegno "Cibo: la vita condivisa" che si terrà dal 15 al 19 settembre presso l'Università degli Studi di Milano - Facoltà di Medicina Veterinaria.
Noi
attivisti/e
di
Bio-Violenza (http://bioviolenza.blogspot.it) siamo rimasti molto
perplessi nel vedere un “corso”
estivo
universitario organizzato a 4 mani da animalisti (Minding Animals)
insieme alla facoltà
di
Veterinaria dell’Università
di
Milano.
Ci
siamo domandati il perché
di
una così
stretta
collaborazione tra due entità
che
sulla questione animale non hanno certo la stessa direzione di
sguardo. Perché
inquinare
il messaggio antispecista? Perché
accettare
di confrontarsi su un terreno così
rischioso
per un evento che coinvolgerà
molti docenti ma che riguarderà
un gruppetto di soli 30 studenti (o persone interessate)?
Intuiamo
le risposte che le persone coinvolte darebbero a queste domande:
“Sicuramente
le persone invitate a parlare sono sensibili alla sofferenza animale
e con loro è possibile
un dialogo e una base comune di confronto. L’incontro
non vuole essere un incontro “militante”
ma una pacata e serena discussione collettiva su benessere
animale, cibo, vegetarismo. E’
un passo nella direzione, tanto auspicata, di allargare il
dibattito culturale e raggiungere le istituzioni sempre così
lontane dai temi che ci stanno a cuore. Sempre meglio formare
veterinari sensibili alla sofferenza animale, piuttosto che persone
che procedono nel loro corso di formazione senza farsi troppe
domande”.
Potremmo
continuare con altre risposte e giustificazioni ma crediamo che le
nostre obiezioni a questa collaborazione siano molto più
stringenti. Insomma, crediamo che siano molti più
gli svantaggi di una
commistione di questo tipo che i vantaggi.
Ad
ogni modo, chiunque può farsi un'idea dando un'occhiata agli
obiettivi della Summer School e, soprattutto, al programma e ai
relatori coinvolti (http://users.unimi.it/lavitacondivisa/).
Fra questi, in particolare, spicca la presenza di Compassion in World
Farming (CIWF).
Da
qualche anno CIWF è
prepotentemente
(la parola non è
usata
a caso) sbarcata in Italia con la sua parola d'ordine "benessere
animale" e sta cercando di confondere il suo lavoro di supporto
ad aziende commerciali (tra cui alcuni giganti dello sfruttamento
animale) con le tematiche animaliste e antispeciste. Per CIWF
raccogliere consensi nel movimento antispecista è
fondamentale
per mantenere pulito e fintamente splendente il tema dell'interesse
per gli animali.
A
latere di una recente conferenza che CIWF ha tenuto a Milano per
presentare la pubblicazione "Farmageddon",
la presidente
di CIWF Italia ha detto che è
démodé
continuare
a parlare di 'liberazione animale' e 'schiavitù
animale'
e che gli animali non sono mica persone...
Se
occorreva una conferma della politica ambiguamente welfarista di CIWF
l'abbiamo avuta con le nostre orecchie.
Quando
abbiamo contestato la loro politica volta a premiare - leggi
pubblicizzare - aziende insostenibili quali McDonald's, Cremonini,
Burger King, CocaCola,…)
abbiamo constatato “dal
vivo”
che CIWF utilizza due pesi e due misure: una quando risponde
(attraverso i suoi attivisti vegan) alle mail di chiarimento degli
animalisti, l'altra quando, davanti ad un pubblico generico, si
toglie la maschera animalista e, raccontando la crisi ecologica,
parla del danno degli allevamenti industriali senza mai ipotizzare di
poter costruire una società
senza
sfruttamento animale.
L'osservatorio
Bio-Violenza (nato apposta per monitorare i modi in cui si cerca di
sfruttare gli animali facendosi passare per persone etiche e
sensibili) chiede come sia possibile affrontare la crisi ecologica
senza mettere in discussione l'intero impianto politico delle nostre
culture. Restiamo ancora più
basiti
davanti al fatto che CIWF denuncia l'industrializzazione degli
allevamenti e procede premiando (con riconoscimenti ufficiali che
sicuramente portano vanto e lustro alle aziende vincitrici) società
commerciali
che dovrebbero vergognarsi anche solo di pensare le parole "benessere
animale”
(e
non stiamo neppure parlando di liberazione animale o di
antispecismo).
Crediamo
che realtà
come
CIWF, che nulla hanno a che fare
con le nostre richieste abolizioniste e/o liberazioniste e che nulla
hanno da dire di animalista/antispecista sugli animali non umani (se
non che sarebbe bello fossero allevati un po' più
umanamente),
dovrebbero essere ignorate, se non apertamente combattute, dal
movimento animalista.
Realtà
che
fanno finta di occuparsi di sostenibilità
e
inquinamento (difficile capire come correlare la fame nel mondo o un
minor impatto ambientale dando premi a CocaCola) non
dovrebbero proprio avere a che fare con i nostri temi o comunque noi
dovremmo rifiutarci di organizzare collaborazioni.
Di
tutte le ambiguità
e
furberie di CIWF abbiamo già
ampiamente
raccontato e risposto qui
http://bioviolenza.blogspot.it/search/label/ciwf
e non vogliamo tediarvi ulteriormente.
L’unico
motivo per cui si potrebbe accettare di avere a che fare con queste
persone o organizzazioni è
quello
di confrontarsi conflittualmente (e dalla descrizione dell’evento
non pare proprio essere così)
altrimenti crediamo che la cosa possa essere molto pericolosa.
Invitandoli a presentare il loro punto di vista si dà
loro
autorevolezza e si accetta e si fa passare l'idea che in qualche modo
gli scopi siano simili o convergenti (magari da raggiungere con
modalità
differenti)
con i nostri.
In
questa fase storico-culturale, in cui l'antispecismo sta muovendo i
suoi primi passi per farsi comprendere, è
molto
difficile fare capire la differenza tra il generico 'avere a cuore
gli animali' e il 'volere un mondo in cui gli animali non siano
sfruttati'. Il pensiero antispecista viene continuamente fagocitato,
ridotto, mutilato, diluito, dalla cultura dominante. Non occorre
aumentare la confusione con messaggi ambigui e ipocriti. Perché
dare
loro terreno? Perché
favorire
l’ambiguità?
Perché
voler
occupare gli stessi ambiti e spazi? Per cosa poi? Per trenta persone?
Così
facendo
si autorizzano i “benpensanti
protezionisti”
a pensare che
le richieste genuinamente antispeciste siano estremiste e troppo
radicali. Perchè
accettare
di occupare una “zona
intermedia”
che
dà
un’immagine
distorta della portata rivoluzionaria che l’antispecismo
rivendica?
Dopo
anni di lavoro credevamo, insieme ad altri attivisti molto
preoccupati per la confusione creata da realtà
quali
CIWF o Slow Food, di essere riusciti a sgomberare il terreno
scivoloso dell'animalismo da fraintendimenti pericolosi e siamo
dispiaciuti di vedere così
tanti
"dei nostri" (e per di più
quelli
che dovrebbero essere maggiormente attenti alle sfumature culturali)
accettare di partecipare ad un evento che, già
nella
sua presentazione, assume una connotazione, a voler pensare bene,
biecamente welfarista.
L'evento
si svolgerà
presso
la Facoltà
di
Veterinaria dell'Università.
Facoltà
dove
si insegna a produrre cibo animale. L'evento è organizzato in
collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie per la
Salute, la Produzione Animale e la Sicurezza Alimentare, e
patrocinato dal Comitato Scientifico per EXPO 2015 del Comune di
Milano. Perché
degli
animalisti organizzano e partecipano ad un evento che, per sua natura
e da come sembra proposto, si svolgerà
all’insegna
di un confronto pacato, non conflittuale? Come possiamo accettare di
partecipare ad un evento in cui una relazione si intitola “La
sostenibilità
nella
produzione della carne”?
oppure “Farms
not factories”?
oppure “Prospettive
dell’Unione
Europea per una filiera della carne innovativa, rispettosa di animali
e ambiente”?
“Del
mangiar carne, latte, uova o la protezione animale in allevamento”?
“Etichettatura
dell’animale
welfare,..”?
Com’è
possibile
non accorgersi, indipendentemente da quel che ognuno di voi dirà
in
quella sede, di come sia ambiguo collaborare con fiancheggiatori
dello sfruttamento animale come sono CIWF e la facoltà
di
veterinaria?
Chiediamo
a coloro che in buona fede non avevano valutato le implicazioni di
un’adesione
ad un evento simile e che reputano la lotta per la liberazione
animale più
importante
della partecipazione ad un evento forse prestigioso ma certamente
compromettente e miope, di dissociarsi dall’iniziativa.
BioViolenza
www.bioviolenza.blogspot.it
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