"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

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mercoledì 12 ottobre 2016

Contestatori o supporter dello sfruttamento "etico"?


Contestatori o supporter dello sfruttamento "etico"?




Ci chiediamo per l'ennesima volta come sia possibile che degli animalisti (o presunti tali) possano aver partecipato ad una iniziativa promossa a quattro mani dalla Facoltà di Veterinaria di Milano (precisamente un Dipartimento di produzione animale!) e Minding Animals (associazione internazionale che si occupa di Animal Studies) nella speranza di influenzare positivamente i futuri addetti alla detenzione, proliferazione, crescita e morte degli animali "da reddito" (qui il link del programma del corso).

Se anche possiamo essere d'accordo che un allevamento biologico sia meglio di uno intensivo, ci chiediamo se sia questo ciò che speriamo e vogliamo per gli animali. Sono forse le "fattorie felici" che scardineranno il paradigma antropocentrico? È attraverso questa nuova modalità (peraltro assolutamente impossibile da sviluppare per il largo consumo) che vogliamo indicare una direzione? Pensiamo sia possibile che studenti di veterinaria (interessati ad approfondire proprio questo tema) cambino mestiere perché ascoltano qualcuno che gli dice che gli animali non devono essere uccisi? Possiamo renderci complici di questo sofisticato modo (il bio, la sostenibilità, il benessere animale) di acquietare le coscienze di consumatori e addetti ai lavori? Come possiamo collaborare con gli "addetti ai lavori"? Pensiamo che allevatori e veterinari siano così ingenui da non essersi mai incrociati con un pensiero altro e che aspettino le nostre conferenzine per andare in crisi?

venerdì 9 settembre 2016

Animalisti che organizzano visite agli allevamenti (“etici”…): succede davvero!




Vi abbiamo informato, lo scorso anno, di un’iniziativa dal carattere e dalle finalità a nostro avviso piuttosto dubbie, la Summer School “La Vita Condivisa”, pubblicando una nostra lettera aperta ai relatori/organizzatori legati all’ambiente animalista e antispecista. In questo testo, chiedevamo in sostanza come fosse possibile partecipare a un evento insieme a realtà come Compassion in World Farming, un evento organizzato da un’associazione “animalista” (Minding Animals) insieme al Dipartimento di Scienze Veterinarie per la Salute, la Produzione Animale e la Sicurezza Alimentare, una struttura il cui nome non necessita di ulteriori commenti. E come fosse possibile legittimare un momento formativo con interventi intitolati, per esempio, “La sostenibilità nella produzione della carne”, “Farms not factories”, “Prospettive dell’Unione Europea per una filiera della carne innovativa, rispettosa di animali e ambiente”, “Del mangiar carne, latte, uova o la protezione animale in allevamento”, “Etichettatura dell’animal welfare”. Senza contare il patrocinio, evidenziato come un punto d’onore, di Expo 2015. Insomma, abbiamo chiesto come fosse possibile prestarsi a una legittimazione di realtà che lavorano attivamente per propagandare lo sfruttamento “sostenibile” degli animali negli allevamenti e nei mattatoi.

Dalle persone interpellate abbiamo ottenuto una sola risposta, quella di Enrico Giannetto, che ringraziamo per l’attenzione che ci ha riservato, anche se non ne condividiamo – come non ne condividevamo allora – le posizioni (la nostra replica è reperibile allo stesso link). Dagli altri relatori, il silenzio; dagli organizzatori “animalisti”, altrettanto. In sintesi, Enrico Giannetto esprimeva la necessità di “sporcarsi le mani” per “contaminare” le visioni dei giovani veterinari che, prevedibilmente, avrebbero composto la maggioranza dei partecipanti. Se questa logica al ribasso non ci convinceva, ci convince ancora meno ora che è stato pubblicato il programma della seconda edizione, che si svolgerà a Milano dal 12 al 17 settembre 2016. Gli interventi programmati prevedono un aumento notevole di specialisti del “benessere animale”, dell’etichettatura della carne, della zootecnia “di qualità”, e un peso maggiore delle realtà che lavorano sulla promozione dell’allevamento sostenibile, con la conferma di Compassion in World Farming e l’ingresso nientemeno che di “Allevamento Etico”, di cui abbiamo anche avuto già modo di parlare (si veda qui). Insomma, “sporcarsi le mani” per convincere i veterinari sembra avere ottenuto l’effetto opposto: sono gli specialisti del settore zootecnico ad avere spostato gli animalisti verso le loro posizioni.

Tanto vicini alle idee dello sfruttamento dolce, che durante questa edizione della Summer School è previsto qualcosa di decisamente intollerabile: la visita a un “allevamento etico”. Guardare il programma per credere.

A questo punto è doveroso precisare che l’unico relatore che ci ha risposto quest’anno non partecipa. Gli altri, però, sono ancora attivamente coinvolti: se l’anno scorso non hanno saputo produrre motivazioni valide, ci chiediamo come possa essere giustificabile questa volta il fatto di farsi strumentalizzare volontariamente in modo così smaccato da parte di chi trae profitto dai corpi animali.

BioViolenza

martedì 26 luglio 2016

Ci vuole un bel coraggio



Ci vuole un bel coraggio a dire che non fanno pubblicità agli allevatori.

Non sapremmo in che altro modo commentare l'ennesima "vittoria" di CIWF - Compassion in World Farming. Ma forse, ogni commento è superfluo.


da CIWF:

Il vento del cambiamento è arrivato anche in Italia


lunedì 8 febbraio 2016

La favola della carne felice

Fonte: Earth Riot


Apri la bocca, chiudi gli occhi… voltati mentre li uccidiamo!

Manca solo quest’ultima parte al video promosso dall’associazione Compassion in World Farming Italia in merito alla campagna “Non nel mio piatto” lanciata di recente e mirata a sensibilizzare il consumatore sulle condizioni degli animali negli allevamenti intensivi attraverso un lavoro di ipocrisia e la strumentalizzazione di termini privati di ogni significato e valore, come “sostenibilità” e “benessere animale”.

domenica 10 gennaio 2016

La "Legge di Murphy"

La “Legge di Murphy”

(ovvero come soffocare in un abbraccio ecumenico il dibattito che non c’è)

Un allevamento di tacchini che produce per il gruppo Amadori,
cui CIWF ha conferito il Premio "Good Chicken"

Recentemente, sul blog di Essere Animali è stato pubblicato un articolo a firma di Claudio Pomo (Responsabile delle campagne di EA) che ci ha fatto sobbalzare davanti al computer.
L’articolo, “Speriamo solo che continuino a litigare” (31 ottobre 2015) http://blog.essereanimali.org/speriamo-continuino-a-litigare/, ad una prima, superficiale lettura, può sembrare una riflessione di buon senso comune: le differenze interne al movimento sono così irrilevanti davanti alla tragedia animale che è inutile, anzi dannoso, perdere tempo in guerre fratricide. Frase talmente ovvia che non sembrerebbe neppure necessitare di altro. Chi, infatti, non sarebbe d’accordo sul fatto che dissidi personali, inimicizie e diffidenze tra gruppi, modalità diverse di concepire la lotta per gli animali siano ben poca e povera cosa davanti all’obiettivo comune, gigantesco, fin quasi impensabile che tutti vorremmo raggiungere o realizzare?

Ma a rileggere il post, ci si accorge che il punto è ben altro e non può essere lasciato indiscusso.


martedì 11 agosto 2015

Perchè collaborare con CIWF? un partecipante risponde

foto: suicidefood.blogspot.com


In seguito alla pubblicazione della Lettera aperta sulla Summer School sul benessere animale organizzata presso la Facoltà di Veterinaria dell'Università di Milano, inviata ai relatori e organizzatori animalisti che compaiono nel programma, abbiamo ricevuto le risposte di uno di loro, Enrico Giannetto (gli altri non hanno risposto).
Pubblichiamo, con il suo permesso, lo scambio di opinioni con Enrico Giannetto, con cui dissentiamo, ma che ringraziamo pubblicamente per la risposta e per aver fornito elementi di discussioni su cui ciascun* potrà autonomamente farsi un'idea.

Una parte della discussione verte sull'opportunità o meno di partecipare ad iniziative organizzate in luoghi in cui si insegna, si organizza o si sostiene lo sfruttamento animale, e da personalità o professionisti che sfruttano animali o che sostengono attivamente la produzione di merci / conoscenza a partire dai loro corpi. Nonostante tale questione sia molto complessa - dato che è sempre difficile capire quando un "dialogo" pubblico sia utile o quando sia il caso di accettare degli inviti in "campo nemico" per criticare apertamente lo specismo -, riteniamo che in questo caso si configuri in modo, purtroppo, meno ambiguo: la Summer School in questione, oltre a non essere un dibattito (ma bensì un vero e proprio corso di formazione sul "benessere" animale e le tecniche zootecniche ad esso collegabili), non è organizzata da veterinari, professionisti zootecnici o simili figure con la partecipazione su invito di esponenti del mondo animalista, ma al contrario è organizzata da esponenti del mondo animalista insieme a esponenti del mondo dello sfruttamento animale. Questo, oltre che essere dichiarato apertamente, risulta evidente dalla presentazione sul sito, in cui si trovano, accanto a citazioni da Derrida che ammiccano alle più radicali tesi antispeciste, ben più espliciti riferimenti all'etichettatura dei prodotti animali secondo diversi gradi di "benessere" degli schiavi allevati che dovranno dare al consumatore la "facoltà di compiere liberamente le proprie scelte tenendo in conto tale aspetto".

Buona lettura.

giovedì 6 agosto 2015

Quando gli “animalisti” fanno il gioco degli allevatori



Grazie al cielo la redazione di Campania su web e il Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana si sbagliano e non pare esistere (almeno per ora) la versione italiana dellassociazione protezionista anglotedesca Four Paws/ Vier Pfoten.

Fino a pochi giorni fa, Lassociazione Vier Pfotenera giustamente preoccupata delle pratiche dallevamento delle bufale in Campania, tanto da diffondere informazioni e video sulle sofferenze a cui sono quotidianamente sottoposti questi animali: http://www.four-paws.org.uk/campaigns/farm-animals/hidden-animal-cruelty-in-italian-buffalo-farms-providing-mozzarella-to-uk-supermarkets/

Il 27 luglio, uno dei tanti eventi di Expo è stato dedicato alla Mozzarella di Bufala DOP (uneccellenza italiana nel paesaggio mediterraneo!). Gli organizzatori sono stati Ara Campania (Associazione Regionale Allevatori) e DQA (Dipartimento Qualità Agroalimentare): http://www.mozzarelladop.it/index.php?section=notiziario&filter=comunicati&id=665

venerdì 24 luglio 2015

Perchè collaborare con CIWF (e compagnia bella)? Lettera aperta ad alcun* animalisti



MA CHE CI FACCIAMO IN COMPAGNIA DI VETERINARI E CIWF?
PERCHÉ COLLABORIAMO?
PERCHÉ ORGANIZZIAMO PROGETTI INSIEME?



Questa è una lettera aperta per chi, animalista, ha organizzato o accettato di partecipare al convegno "Cibo: la vita condivisa" che si terrà dal 15 al 19 settembre presso l'Università degli Studi di Milano - Facoltà di Medicina Veterinaria.


Noi attivisti/e di Bio-Violenza (http://bioviolenza.blogspot.it) siamo rimasti molto perplessi nel vedere un corsoestivo universitario organizzato a 4 mani da animalisti (Minding Animals) insieme alla facoltà di Veterinaria dellUniversità di Milano.

Ci siamo domandati il perché di una così stretta collaborazione tra due entità che sulla questione animale non hanno certo la stessa direzione di sguardo. Perché inquinare il messaggio antispecista? Perché accettare di confrontarsi su un terreno così rischioso per un evento che coinvolgerà molti docenti ma che riguarderà un gruppetto di soli 30 studenti (o persone interessate)?


mercoledì 10 giugno 2015

Lettera aperta a CIWF - Compassion in World Farming

La seguente lettera segue il dibattito avvenuto il giorno 8 giugno a Milano, in occasione dell'iniziativa di Compassion in World Farming su  "Farmageddon, apocalissi nel piatto".


Gentile signora Pisapia,

visto che durante il suo intervento dell'8 giugno lei ha negato che elargire premi significasse fare pubblicità alle aziende premiate, sostanzialmente sminuendo la relazione che c’è tra voi, i consumatori attenti e l’industria di sfruttamento animale, segnaliamo che questa è una frase che compare nel vostro sito per la promozione dei premi: “Promuovere il Premio ricevuto aiuta a celebrare il successo dell’azienda e rafforzare i valori associati al vostro marchio”.

lunedì 13 aprile 2015

Expo 2015 - Nutrire il pianeta, riempire i macelli

Fonte: www.liberazioni.org

Expo 2015 - Nutrire il pianeta, riempire i macelli
di M. Reggio



Expo 2015 si avvicina. Con il suo slogan, «Nutrire il pianeta, energia per la vita», il Primo maggio (data non casuale) avrà inizio a Milano l’Esposizione Universale che costituirà «il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione»[1]. Come è noto, questa iniziativa costituisce per il capitalismo un momento importantissimo di rilancio, autocelebrazione, promozione e diffusione del proprio ordine simbolico, ma anche di pubblicizzazione di merci, settori produttivi, tecnologie e servizi. La corsa verso questo appuntamento – che si è rivelata una corsa a ostacoli fra le insidie della cor ruzione politica e finanziaria e le più oscene e imbarazzanti infiltrazioni mafiose – non può che registrare lo sviluppo di una critica e di un’opposizione a partire dal territorio interessato. Expo ha un carattere ideologico e concretamente devastante sulle vite delle persone. Da quando il capoluogo lombardo è diventato ufficialmente sede dell’esposizione (marzo 2008), associazioni, gruppi e comitati, che hanno intrapreso un lavoro di smascheramento e controinformazione su questo evento, si sono riuniti sotto la sigla No Expo, che ha organizzato diverse iniziative di approfondimento e di protesta.

martedì 23 dicembre 2014

Come spacciare per animalismo il marketing a favore delle aziende dello sfruttamento...



Da qualche giorno tutti gli animali imprigionati, tutti quelli che stanno per essere ammazzati nei mattatoi, e anche noi animalisti siamo molto più contenti. Sappiamo, infatti, che CIWF sta lavorando per noi ed è ancora più vicina agli animali che soffrono negli allevamenti!
CIWF annuncia, attraverso la sua mailing list, che è nata CIWF Italia Onlus.

Ora possiamo devolvere a CIWF anche il nostro 5 per mille. Soldini preziosi per supportare un ente che premia, tra gli altri, Amadori, McDonald’s, Cocacola,Burger King e molte altre belle e brave aziende che hanno strepitosamente a cuore il benessere animale (potete vederle tutte alla pagina www.compassionsettorealimentare.it/premi/)
CIWF continua la sua assurda politica di intorbidimento delle acque e continua a fare il gioco dell’industria della carne che, anche in vista di Expo 2015, deve darsi un contegno etico, sostenibile e “fruttuoso”.

Come al solito gli animalisti ingenui ci cascano e gli appelli di CIWF continuano a circolare anche nel nostro ambito.

Gli esponenti di CIWF vengono pure invitati a parlare in convegni animalisti e, se va avanti così, prima o poi potrebbero anche proporsi come gruppo guida delle rivendicazioni.
Grazie al cielo molti gruppi e qualche associazione nazionale hanno preso posizione netta contro questo gruppo di filo allevatori benevoli finti animalisti ma sarebbe auspicabile che tutto il mondo animalista/antispecista si dissociasse esplicitamente da CIWF.
Da nessuna parte, nel programma di CIWF Italia, si menziona l’essere contrari all’uccisione di animali e allo sfruttamento animale. 
Il problema è solo il grado di benessere o malessere degli animali negli allevamenti. Problema importante per un carnivoro sensibile. Irrilevante per noi.

Fosse scritto da qualche parte che CIWF punta alla fine dello sfruttamento animale e che, in vista di quel fine lontano, per ora si accontenta di migliorare la qualità della vita dei condannati a morte, potrebbe anche essere vagamente accettabile. Ma che MAI ci sia una parola contro la carne, è la cartina tornasole del doppio (se non triplo) gioco che sta facendo questa associazione. 
CIWF bara nei confronti dei consumatori (tutti ci sentiamo “etici” e possiamo mangiare con la coscienza tranquilla), bara nei confronti degli animalisti (Wow! Evviva! un’associazione grande e internazionale che combatte per gli animali!), bara nei confronti degli animali (che vengono lo stesso sfruttati e uccisi e pure viene dato un premio a chi li uccide).
Gli unici con cui CIWF non bara sono gli industriali, che anzi, probabilmente si gongolano al pensiero di ricevere medaglie al valore per aver saputo sfruttare al meglio la loro merce vivente (anzi morente).

Ringraziamo quindi CIWF che si batte strenuamente per difendere l’immagine delle aziende che premia, tutte desiderose di migliorare gli standard di allevamento.

E pensare che fino a ieri tutti noi credevamo che fosse meglio non andare a mangiare da McDonald’s!


Per approfondimenti leggi sul blog “la china scivolosa della compassione"

martedì 9 settembre 2014

I finti animalisti e la "carne felice"

[Fonte: http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=1462]

Non esistono prodotti animali etici, ne' sostenibili, non esistono "animali felici" negli allevamenti.
Continuano purtroppo a essere diffuse in Italia delle campagne finto-animaliste, che, con la scusa di voler far vivere meglio gli animali d'allevamento, di fatto non sono altro che una sorta di pubblicità a certi allevamenti - quelli che aderiscono all'iniziativa - e, peggio ancora, una giustificazione a continuare a uccidere animali con la coscienza in pace.
Si tratta della campagna "Sonodegno", di CIWF Italia, associazione che da anni sta facendo disinformazione nel mondo, e che di recente è purtroppo sbarcata anche in Italia.
L'invito a tutte le persone che DAVVERO rispettano gli animali, che davvero si impegnano nel volontariato animalista e vegan e che davvero vogliono difendere gli animali, è di evitare di diffondere notizie, petizioni e quant'altro legate alle campagne di questa associazione e in generale a tutte le campagne che vogliono diffondere il mito della "carne felice", una definizione che dà - giustamente - i brividi e una contraddizione in termini.
Ecco un articolo di una volontaria vegan, Evelina Pecciarini, che illustra i motivi per cui campagna di questo tipo sono solo un gran danno per gli animali.

Carne felice o allevatori felici?

Le campagne per il "benessere" degli animali da allevamento, come quelle del CIWF, ora anche in Italia, sono quanto di più dannoso possa esistere per mucche, maiali, galline e conigli: al contrario di quello che si potrebbe supporre, non solo non mettono davvero in discussione il maltrattamento degli animali, ma in pratica lo promuovono, fornendo una giustificazione al consumo di prodotti dell'industria dell'allevamento. Chi ci guadagna? Solo gli allevatori e i macellai! E non parliamo solo di qualche "piccolo produttore", ma anche di enormi multinazionali del settore alimentare.

Una contraddizione a livello logico e di senso di giustizia

E' comunemente condiviso, almeno a parole, il principio etico per cui è sbagliato imporre sofferenza non necessaria a un altro essere vivente, ed ucciderlo, come avviene per qualsiasi animale da allevamento. Un principio che viene però smentito tutti i giorni da chiunque mangi carne e altri prodotti animali: pigrizia, abitudine, gusti e convinzioni errate, certo non possono essere una giustificazione per la sofferenza e la morte di innumerevoli esseri senzienti.
Pensare che abbiano vissuto in modo "degno", per riprendere la parola usata dalla campagna del CIWF, alleggerisce la coscienza di chi consuma prodotti animali, fornisce un modo efficace - ma logicamente errato - di razionalizzare quello che si sa essere eticamente sbagliato.
E' una posizione morale che si contraddice da sola: da un lato, logica e senso di giustizia ci costringono a concludere che sia sbagliato imporre sofferenza e morte senza alcuna necessità gravissima (condizione che peraltro nella vita reale si verifica ben di rado, e mai nei confronti degli animali, ma piuttosto di altri esseri umani da cui si è costretti a difendersi).  Dall'altro, si ammette come "accettabile" l'uccisione (ovviamente non necessaria) di animali, quando questi - in teoria - non abbiano sofferto in vita (caso che, tra l'altro, mai si verifica): ma condizioni migliori di allevamento non sono eticamente compatibili con il continuare a partecipare all'uccisione di milioni di animali fatti nascere con il solo fine di trasformarli in macchine per la produzione di carne, latte e uova.
Il costo di questa posizione, intellettualmente disonesta e razionalmente inconsistente, sono la sofferenza e la morte di milioni di animali.
Poniamoci una semplice domanda: se facciamo vivere il nostro cane o gatto per 1-2 anni nel miglior modo possibile, accudendolo e rendendolo felici, ci sentiremmo giustificati a condurlo poi in un macello, squartarlo e mangiarlo? Certo che no. Per gli altri animali vale lo stesso identico concetto.

Che differenza c'è tra gli allevamenti intensivi e quelli "rispettosi" del "benessere" animale?

Le differenze sono in realtà minime e gran parte della sofferenza per gli animali resta immutata.
Posto che uccidere animali per abitudine, pigrizia o golosità non è MAI moralmente giustificabile, qualsiasi sia la loro specie, occorre aggiungere che non è neppure vero che gli animali dai cui corpi si ricava la cosiddetta "carne felice" abbiano in realtà un'esistenza "degna".
Le condizioni di vita sono solo un po' meno peggiori: un po' di spazio in più o un cibo leggermente diverso non possono certo cambiare la vita degli animali prigionieri negli allevamenti.
Le mucche subiscono comunque l'inseminazione artificiale ogni anno e la tortura psicologica della separazione dal vitellino che ne nasce (le mucche producono latte solo per alcuni mesi dopo il parto, esattamente come ogni altro mammifero); e vengono comunque uccise quando non sono più sufficientemente produttive (dopo pochissimi anni).
I vitellini maschi vengono comunque uccisi giovanissimi, in quanto "sottoprodotto" della produzione di latte, così come i pulcini maschi vengono eliminati appena smistati per sesso negli stabilimenti che "producono" galline ovaiole. Anch'essi sono inutili: i maschi dei bovini non producono latte, i maschi dei polli non producono uova, sono solo scarti di cui liberarsi al più presto e nel modo più economico.
Le galline "cage free" (allevate a terra) vivono ammassate in enormi capannoni, non sono certo libere di razzolare su un prato, e viene comunque tagliato loro il becco a pochi giorni di vita.
Niente a che vedere con le immagini sulle etichette e nelle pubblicità, che raffigurano "animali felici" nei prati e all'aria aperta.
Vale inoltre la pena ricordare che i sistemi di trasporto ed i mattatoi utilizzati sono quasi sempre gli stessi, per cui l'uccisione degli animali è la stessa da qualunque tipo di allevamento provengano. La terribile esperienza degli ultimi giorni di vita è identica per tutti gli animali, forse ancora peggiore e più traumatica per quelli che sono stati trattati relativamente meglio.



mercoledì 16 luglio 2014

Speciale di Radio Black Out su EXPO 2015 e sfruttamento animale

Expo 2015: nessuna faccia buona, pulita e giusta

Tre interventi su Radio Black Out su EXPO 2015, all'interno della trasmissione "Liberation Front".
I primi due con attivist* del collettivo "Farro & Fuoco", che ha curato il dossier su EXPO e gli animali che trovate qui.
Il terzo con un attivista di BioViolenza, sempre sui temi documentati e discussi nel dossier.

Gli interventi possono essere ascoltati sulla pagina dedicata.


Difficile pensar diversamente, nonostante tutti i tentativi che vanno dalle recenti azioni di ricerca di “trasparenza”, smascherando e riciclando l’imprenditore/faccendiere/politico di turno, alle varie e raccapriccianti operazioni di “greenwashing” delle diverse multinazionali che saranno in vetrina a Milano e che vedranno, in contemporanea, Torino a braccetto in qualità di “capitale del cibo sostenibile”. Connubi, a parer nostro, “in-sostenibili”.

Expo 2015: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, un colosso di retorica e ipocrisia; grande evento, ennesima opera inutile e devastante, con il valore aggiunto “green”.

Durante alcune trasmissioni, a cavallo fra giugno e luglio, abbiamo dato spazio a molte letture tratte da un validissimo e importante dossier. Nessuna faccia buona, pulita e giusta a EXPO 2015 – Dossier su Slow Food, Coop Italia e Eataly. Un work-in-progress, curato dal collettivo milanese Farro&Fuoco, che offre un’analisi critica e un’operazione verità che ampliano la già triste prospettiva di cosa rappresenti Expo 2015, attraverso approfondimenti in chiave non solo antropocentrica, su tre fra i principali attori che saranno in scena: Slow Food, Eataly e Coop. Già, una chiave di lettura non solo antropocentrica; una chiave che spesso ci si dimentica.

E riportando alcune parole tratte dall’introduzione al dossier, vi proponiamo qui di seguito tre interessanti chiacchierate fatte in diretta con Paolo, Francesca e Marco.

“Non sarà una fiera del capitale a trovare soluzioni a problemi che lo stesso capitale ha provocato. Questi grandi eventi sono precipitati concreti che la specie umana impone all’ambiente e alla vita che in esso trova forma, in una catena di rapporti di potere che via-via scende fino all’ultimo essere vivente che si trova scacciato dal suo habitat”

venerdì 6 giugno 2014

Nessuna faccia buona, pulita e giusta a EXPO 2015 - il dossier di "Farro & fuoco"

Un dossier su EXPO e sfruttamento animale.

Il testo Nessuna faccia buona, pulita e giusta a EXPO 2015 – Dossier su Slow Food, Coop Italia e Eataly è una critica del grande evento milanese che, concentrandosi sui tre attori che danno sostanza al tema ufficiale, intreccia analisi del discorso pubblico, politica economica e antispecismo. Autore di questo dossier, uscito nel maggio 2014, è il gruppo  “Farro&Fuoco – Alimenta il conflitto.

Il testo analizza in modo critico la retorica del "benessere animale" e della "sostenibilità" di Slow Food, COOP e Eataly, e la loro funzione all'interno dell'organizzazione di EXPO 2015.

Qui è possibile scaricare il dossier: http://boccaccio.noblogs.org/post/2014/05/29/nessuna-faccia-buona-pulita-e-giusta-a-expo-2015/