Farm Journal's Pork (una copertina) |
La bio-violenza ai tempi del COVID-19 è un’idea
semplice e raggelante, un ossimoro che se pronunciato avrebbe le parole “Ti amo,
perciò ti ammazzo”.
È un’idea
onnipresente, che attraversa tutti i settori dello sfruttamento.
Ci sono gli zoo e le “drastiche e più
drammatiche decisioni” minacciate dallo zoo di Pombia, qualora i visitatori non
avessero supportato il Safari Park con l’acquisto di biglietti da usare in un
futuro indefinito. Questo ovviamente perché loro amano gli animali. E quindi
possono anche ammazzarli.
Ancora più sincero è l’amore dello zoo di
Neumster, in Germania, che ipotizza di uccidere alcuni animali per sfamarne
altri. I primi a morire, in caso, sarebbero cervi e capre.
Poi ci sono i circhi, che per troppo amore
se la prendono con gli animalisti che non stanno aiutando i loro animali ora,
nel momento nel vero bisogno. Non importa che ci siano realtà non a scopo di
lucro, come i canili e i rifugi, che sono anch’esse allo stremo e a cui questi
animalisti magari danno il loro supporto. L’amore rende ciechi e fa sembrare
logico che un animalista debba fornire i mezzi a un oppressore per continuare a
mantenere… il suo amore.