Farm Journal's Pork (una copertina) |
La bio-violenza ai tempi del COVID-19 è un’idea
semplice e raggelante, un ossimoro che se pronunciato avrebbe le parole “Ti amo,
perciò ti ammazzo”.
È un’idea
onnipresente, che attraversa tutti i settori dello sfruttamento.
Ci sono gli zoo e le “drastiche e più
drammatiche decisioni” minacciate dallo zoo di Pombia, qualora i visitatori non
avessero supportato il Safari Park con l’acquisto di biglietti da usare in un
futuro indefinito. Questo ovviamente perché loro amano gli animali. E quindi
possono anche ammazzarli.
Ancora più sincero è l’amore dello zoo di
Neumster, in Germania, che ipotizza di uccidere alcuni animali per sfamarne
altri. I primi a morire, in caso, sarebbero cervi e capre.
Poi ci sono i circhi, che per troppo amore
se la prendono con gli animalisti che non stanno aiutando i loro animali ora,
nel momento nel vero bisogno. Non importa che ci siano realtà non a scopo di
lucro, come i canili e i rifugi, che sono anch’esse allo stremo e a cui questi
animalisti magari danno il loro supporto. L’amore rende ciechi e fa sembrare
logico che un animalista debba fornire i mezzi a un oppressore per continuare a
mantenere… il suo amore.
E ci sono infine gli allevamenti che, come
mostra l’articolo tradotto da un giornale di settore americano e riportato qui
di seguito, si ritrovano a scegliere di sopprimere gli animali per il loro
bene.
Sotto la pandemia, gli allevamenti si
ritrovano in una sorta di maledizione microeconomica. La chiusura della
ristorazione ha fatto calare la domanda di carne e così gli allevamenti si
ritrovano con le stalle piene. Queste stalle, o meglio, gli animali che ci
vivono, sono un costo da mantenere e ogni giorno di vita in più è un giorno in
cui consumano acqua, cibo e antibiotici che faranno aumentare il loro prezzo di
vendita. Gli allevatori si ritrovano quindi con costi che aumentano a fronte di
guadagni che diminuiscono. E allora, come ci spiega l’articolo sotto, la
soluzione è una sola. Ammazzarli e buttarli via. Ovviamente, la soluzione non
viene mai prospettata in questi termini. Piuttosto, si usano gli eufemismi più
classici, come “eutanasia”, o quelli più fantasiosi, come “spopolamento di
emergenza”. E i motivi economici non vengono mai citati. Si parla invece di
benessere. Si parla di stalle che si riempiono tanto da poter diventare scomode
per quegli animali che tanto morirebbero comunque. E allora, gli allevatori, se
li amano davvero, dovranno ammazzarli. Per il loro bene. Per il loro benessere.
E ovviamente, rassicura l’articolo, lo faranno nel modo più rispettoso
dell’ambiente possibile.
Spopolamento:
4 cose che i produttori devono considerare
Jennifer Shike
“Farm Journal’s Pork”, April 28, 2020 11:54 AM
È l'argomento di
cui nessuno vuole parlare. Ma la pandemia di COVID-19 obbliga ad affrontare la
questione dello spopolamento degli allevamenti.
“A causa della
pandemia di COVID-19, i nostri allevatori di suini si trovano a fronteggiare
sfide di mercato e di cura degli animali, come non ne abbiamo mai viste prima e
che spero non vedremo mai più", dice Dave Pyburn, capo veterinario del
National Pork Board.
La chiusura e i
rallentamenti degli impianti di confezionamento suscitano preoccupazioni per il
benessere animale che spingono i produttori a prendere decisioni difficili nelle
aziende agricole.
"I nostri allevatori
stanno facendo il possibile per rallentare la crescita di questi animali
attraverso il cambiamento delle diete. Stanno facendo il possibile per avere
più spazio nei loro fienili per poter ritardare il più a lungo possibile il
momento in cui l’animale deve essere venduto. Ma arriva un momento in cui i
problemi di benessere animale diventano reali e quel fienile diventa
sovraffollato perché gli animali sono troppo grandi", dice Pyburn.
Come ultima
risorsa, molti produttori stanno considerando l'eutanasia e i protocolli di
smaltimento.
"Il problema
non riguarda solo gli animali pronti per essere venduti ", aggiunge.
"Riguarda anche i maiali da svezzare e i suinetti, che devono essere portati
alla fase successiva".
Pyburn sostiene
che la maggior parte dei veterinari gli abbia riferito che i produttori ad oggi
possano guadagnare spazio nei fienili per due o tre settimane al massimo. Ma quel
periodo sta volgendo al termine.
"Non abbiamo
sentito parlare molto di eutanasia fino a questo punto, ma a breve sarà
necessario fare spazio", dice Pyburn.
Lo spopolamento
di emergenza è l’ultima soluzione, dice Marguerite Tan, direttrice dei
programmi ambientali presso il National Pork Board.
"L’aspetto
dello smaltimento dello spopolamento è molto importante a causa del nostro
impegno a proteggere l'ambiente. Vogliamo assicurarci che lo smaltimento sia
effettuato in modo rispettoso dell’ambiente", afferma Tan.
Prima di prendere
decisioni di spopolamento, Pyburn e Tan offrono quattro linee guida per i
produttori.
1. Valutare
attentamente le opzioni di eutanasia
L'American
Veterinary Medical Association fornisce chiare linee guida per l'eutanasia e lo
smaltimento degli animali da allevamento, tra cui diversi metodi preferibili di
eutanasia e alcuni consentiti in casi limitati.
"Ai
produttori viene sempre chiesto di scegliere prima i metodi preferibili, ma se
questi non sono possibili, o a causa di altri vincoli di contesto, come la
necessità di efficienza dello spopolamento o di sicurezza umana, è possibile
cercare altre opzioni", spiega Pyburn.
Il Pork
Checkoff offre risorse per aiutare gli allevatori a lavorare a questa
decisione con il proprio veterinario e fornisce una lista di controllo
passo-passo su ciò che si possa fare nelle fattorie prima e dopo aver
implementato questo piano, dice.
2. Consultare
il veterinario dell’allevamento e il funzionario statale addetto alla salute
degli animali
Prima di fare
qualsiasi cosa, Pyburn dice che è importante consultare il veterinario
dell’allevamento per discutere e sviluppare insieme un piano di eutanasia.
Dopo, si dovrà contattare il funzionario statale addetto alla salute degli
animali per assistenza. "Solo perché qualcosa funziona per il tuo vicino,
questo non significa che funzionerà per te", dice Tan. "Bisogna consultare
il veterinario per determinare il piano di spopolamento. Deve essere specifico
per ciascun sito e specifico per ogni situazione". Bisogna assicurarsi che
il piano rispetti tutte le leggi statali e federali sulla crudeltà verso gli
animali, aggiunge Pyburn. Le leggi sulla crudeltà verso gli animali possono
variare a seconda dello stato.
3. Contattare
le agenzie ambientali per avere informazioni sullo smaltimento
Successivamente, si
dovrà contattare sia l'ufficio del Dipartimento delle Risorse Naturali (DNR)
del proprio stato sia l'ufficio EPA (Environmental Protection Agency). Essi
saranno in grado di fornire una guida critica alle opzioni di smaltimento, tra
cui sepoltura, incenerimento, discarica, scioglimento e compostaggio fuori
terra.
“Il modo in cui
ogni produttore individuale sceglie di smaltire gli animali dipende dalle norme
e i regolamenti in vigore nelle diverse regioni, oltre che dalle specifiche
situazioni”, dice Tan.
Bisogna consultare
l'ufficio locale del Servizio di Conservazione delle Risorse Naturali (NRCS). Non
solo hanno un ingegnere che potrà illustrare la migliore opzione di
smaltimento, ma potranno anche fornire informazioni sul Programma di Incentivi
di Qualità Ambientale (EQIP), dice Pyburn. Questo programma potrebbe essere in
grado di fornire ai produttori finanziamenti per lo smaltimento.
Per individuare
il proprio ufficio locale NRCS, si può utilizzare il localizzatore disponibile
all’indirizzo pork.org/COVID19. Per candidarsi a ricevere i finanziamenti, i
produttori devono presentare una domanda e ricevere una deroga dal NRCS prima
di procedere con qualsiasi eutanasia, afferma Tan.
"È
fondamentale contattare il proprio ufficio locale NRCS prima di fare qualsiasi eutanasia
agli animali e assicurarsi che tutti i passaggi siano completati per iniziare
questo processo", afferma Tan. "Le domande sono fatte attraverso gli
uffici locali di conservazione".
4. Armarsi di conoscenza
"Non si deve
cercare di fare da soli", dice Pyburn. Bisogna contattare il veterinario
dell’allevamento, il funzionario statale per la salute degli animali, gli
uffici DNR ed EPA locali e l’ufficio NRCS locale.
Il Pork Checkoff
ha anche una grande disponibilità di risorse per aiutare a fornire ai
produttori più informazioni possibili. I produttori sono incoraggiati a
chiamare il numero 800-456-7675 se hanno domande tecniche o hanno bisogno di
aiuto per trovare contatti. Inoltre, il Pork Checkoff invita tutti i produttori
a iscriversi al Pork Crisis Alert, un servizio che fornirà immediatamente
informazioni essenziali ai produttori statunitensi di carne suina in caso di
un'importante emergenza a livello di settore. Ci si può iscrivere inviando un
messaggio con scritto PorkCrisis al 97296.
"Non si tratta
di qualcosa che vogliamo fare, ma ora ci sono produttori che si stanno
scontrando contro questa situazione, e non avranno scelta per motivi di
benessere degli animali," dice Pyburn. "Prima riusciremo a rimettere
in funzione i nostri impianti a pieno regime, prima saremo in grado di ridurre
l'impatto di ciò che stiamo affrontando in questo momento".