"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

giovedì 21 giugno 2012

Nobili intenti

Nobili intenti.

Talvolta i Nobili sono intenti a fare o dire le cose più stravaganti, si sa.
Ma questa volta il Principe Carlo d'Inghilterra ha superato se stesso e tutti i suoi colleghi.
Si può vedere su tutti i giornali come si adopera in favore della pesca.

Pensate che ha persino preso parola, nei giorni del vertice di Rio de Janeiro sullo sviluppo sostenibile, per raccontarci che la pesca può essere, appunto, sostenibile: purchè le condizioni di vita dei pescatori siano "sicure e dignitose"; purchè si rispetti l'ecosistema; purchè sia "pesca intelligente".
Purchè... non si parli dei pesci.
"Pesca sostenibile" è un ossimoro.

Ma forse l'erede al trono, quando dice "Sì alla pesca se sostenibile", intende dire "No alla pesca", proprio come noi?



Il Principe Carlo
"Sì alla pesca se sostenibile"

da: Metronews.it

È fin troppo semplice credere che riguardo agli stock ittici ci sia un susseguirsi di notizie catastrofiche. In realtà, e fortunatamente, qualcosa di positivo sta emergendo e questo dà grande speranza. Una ricerca condotta dalla mia International Sustainability Unit (ISU) rivela che, in molte parti del mondo, passi positivi si stanno facendo per una gestione più sostenibile di queste risorse così preziose.Nel 2008, i paesi in via di sviluppo hanno esportato circa 27 miliardi di dollari di pesce. La pesca costituisce il sostentamento per oltre 120 milioni di persone e per un miliardo di persone il pesce è la principale fonte di approvvigionamento di proteine. Quindi è importante  comprendere che quello che in molti definiscono un problema ambientale, è in realtà anche un problema economico e sociale. Finché ci sarà pesce da catturare, milioni di persone potranno godere  della sicurezza di un lavoro e della coesione sociale che ne deriva.

Potrebbe andare meglio. Di recente la Banca Mondiale ha stimato che dalla pesca potrebbero derivare 50 miliardi di dollari l'anno in più, se solo ci fosse una gestione migliore. Allora, cosa bisogna fare? Da analisi effettuate dall'I.S.U. è emerso che  le pratiche migliori sono connesse a tre fattori molto chiari:
 In primo luogo, là dove c'è un maggior sviluppo della pesca, c'è consapevolezza che i pesci non esistono in modo isolato dagli ambienti in cui vivono. Molti gli strumenti a disposizione per far sì che le quantità di pesce aumentino nel pieno rispetto dell'ecosistema: come migliorare gli attrezzi da pesca, proteggere il pesce nel periodo della riproduzione, isolare le aree protette e adottare misure di prevenzione rispetto allo sfruttamento.
La seconda caratteristica è la creazione di regole precise per la pesca intelligente, e che siano applicate con fermezza. Questo include un controllo adeguato con sanzioni puntuali per scoraggiare la pesca illegale.

Infine, c'è l'aspetto economico. Una buona gestione degli stock ittici è ricompensata con condizioni di vita sicure e dignitose per chi pesca. Diversi i modi per realizzarlo. Uno potrebbe essere quello di migliorare l'etichettatura per incoraggiare i consumatori a chiedere pesce più sostenibile; un altro la creazione di adeguati diritti a lungo termine che diano ai pescatori la possibilità di sorvegliare le loro zone di pesca. Troppo spesso, si è penalizzati dal modo in cui funzionano i sistemi di sovvenzione.

Trovo incoraggiante che ci siano molti esempi di progresso positivo, dagli Stati Uniti all'Indonesia e dall'Islanda al Vietnam, dove le comunità di pescatori stanno adottando gli approcci necessari per la ricostituzione degli stock ittici. Quando questo accade, sono le comunità locali a raccogliere i frutti. Mi sembra due siano le  questioni urgenti: come diffondere questi esempi di buone pratiche e quanto velocemente si può fare? Un modo efficace è attraverso un processo che ho impiegato per molti anni in altri settori - potrebbe essere chiamato “vedere per credere”. Significa coinvolgere le persone e provare ad “ispirarle”, mostrando loro ciò che già è già stato fatto, buone pratiche portate avanti con successo. La speranza è che il mio I.S.U. possa giocare un piccolo ruolo in questo.

Si devono perseguire con urgenza partnership multilaterali per introdurre ovunque le migliori pratiche di gestione sostenibile della pesca. Tutti possono fare la loro parte, perfino i consumatori. Possono diventare più consapevoli delle scelte e assicurarsi che il pesce sulle loro tavole sia sostenibile. Se si considera che l'alternativa è il continuo calo degli stock ittici del mondo, temo che non abbiamo altra scelta.

(Prince Charles, Sua Altezza reale il Principe di Galles)