"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

lunedì 29 luglio 2013

CIWF: ma quale compassion, questi sono pubblicitari!


CIWF: MA QUALE COMPASSION, QUESTI SONO PUBBLICITARI!
 


Nella newsletter del 25 luglio 2013, CIWF esulta nel dare notizie relative a presunti miglioramenti delle condizioni disastrose in cui vengono normalmente allevati gli animali destinati a diventare cibo.
In effetti la notizia n. 1 si riferisce alla sospensione in Olanda del debecaggio per galline e tacchini e del taglio della coda per i maiali. Bene. La notizia n. 3 riporta il divieto della macellazione rituale in Polonia. Bene. Buone notizie, per carità, anche se al limite del simbolico, considerando l'enormità incontrastabile delle sofferenze che sono obbligati a patire gli animali, a causa delle inemendabili pratiche legate all'allevamento ( come dire : meglio 99 bastonate anziché 100! ).

Ma è nella notizia n.2 che si annida la beffa, ovvero: l'etichettatura  dei "prodotti" ittici. Sì, avete letto bene: "prodotti". Se visitate il sito di CIWF avrete idea di cosa si cela dietro questa notizia che compare, lemme lemme, a farcitura delle due precedenti:  una bella campagna di etichettatura in cui gli animali vengono definiti e, quindi, considerati "prodotti". Il linguaggio non mente. Ma quale sarebbe lo scopo di questa ennesima campagna sul benessere animale?  In facciata si vagheggia sempre  di welfare , dietro si distribuiscono riconoscimenti vari ai produttori più attenti alla nuova sensibilità, per  abbindolare una gran fetta di pubblico, ormai attanagliata dai più che giustificabili sensi di colpa.

E' evidente che CIWF non svolga alcuna attività per giungere alla soluzione definitiva delle problematiche relative al trattamento iniquo degli animali, ma ci giri solo intorno, cercando di trarne profitto, sdoganando la questione animale come fosse una moda, se non passeggera almeno controllabile, per le anime sensibili dei più attenti consumatori.  Poiché il movimento di liberazione animale lavora e si accresce in maniera esponenziale, coloro che vivono dello sfruttamento animale sono in allarme e pensano di tamponare l'emorragia imminente fingendo interesse ad alleggerire le sofferenze delle loro stesse vittime.  Ed ecco apparire CIWF a premiarli. 

Ma la trasformazione dell'orrore delle pratiche oppressive in qualcosa di bello, pulito e buono è roba per dissociati mentali. Nulla più.

Noi di Bioviolenza crediamo che un approccio welfaristico potrebbe avere qualche senso, anche se molto limitato, solo nella prospettiva abolizionista delle pratiche di dominio, altrimenti si tratta solo di ingannevoli approssimazioni al movimento animalista con scopi ad esso contrari.
Invitiamo quindi CIWF a non divulgare notizie ed organizzare campagne pubblicitarie come se
appartenessero al mondo animalista, entro il quale gli elementi estranei non saranno più facilmente metabolizzati. 

BIOVIOLENZA

www.bioviolenza.blogspot.it



giovedì 25 luglio 2013

I polli abbandonati dagli hipster

Segnaliamo un interessante - e preoccupante - articolo su uno degli effetti (collaterali?) della moda del consumo di prodotti dello sfruttamento animale "a km zero".





I polli abbandonati dagli hipster




C’è un’emergenza-polli a Brooklyn: non sono i cani, tristi protagonisti di molte campagne pubblicitarie anti-abbandono ogni estate, a essere al centro dell’attenzione, ma le galline. I cosiddetti foodies, maniaci del cibo bio-chic a km 0 (insomma, avete capito), spesso associati alla comunità “cosiddetta” (con molte virgolette) hipster, stanno spezzando il cuore a molti volatili e ad altrettanti amanti (veri) dei volatili stessi.
Perché queste persone avevano comprato delle galline? Perché a Brooklyn? Perché avrebbero potuto avere uova fresche direttamente in casa (nemmeno sotto casa, ma proprio in), a filiera non corta, ma inesistente. I problemi di avere un pollaio in casa, però, sono molti.
Prima di tutto la puzza e lo sporco: nell’autunno del 2012, a Park Slope, Brooklyn, ci fu la prima “guerra dei polli”: un gruppo di entusiasti aveva comprato otto animali da sistemare in un piccolo appezzamento di terreno. Centosessanta firme di residenti erano state raccolte contro i volatili, che avrebbero attratto, secondo i contestatori, ratti e malattie.
Ora il problema si fa più serio: Susie Coston, direttrice di tre fattorie che fungono da ricovero per animali nei dintorni di New York, denuncia un numero impressionante (circa 500) di galline abbandonate ogni anno. «Quando non depongono più vengono messe su Craiglist» spiega. Il problema è che una gallina depone uova solitamente per due anni, e rimane poi altri dieci anni senza più deporre. E il tuo piccolo pollaio home-made si trasforma in un ammasso di piume puzzolente da nutrire senza “profitto”. Questa, spiega la Coston, è un’informazione indispensabile ma che nessuno di quei “dannati foodies” conosce.
Mary Britton Clouse, direttrice dell’associazione Chicken Run Rescue, ha detto alla NBC: «Le persone non hanno idea di quello che stanno facendo. E c’è tutta questa cultura di persone che non sa cosa sta facendo che insegna cose a ogni altro idiota là fuori!».

mercoledì 17 luglio 2013

Critica alla "carne felice" - un sito interessante

Segnaliamo un interessante sito web in lingua inglese che affronta il tema della "carne felice" (happy meat), denunciandone l'assurdità e le menzogne che la sostengono, insieme a tutte le associazioni (pseudo)animaliste che la appoggiano la "carne felice".




http://www.humanemyth.org/

giovedì 4 luglio 2013

"Crimini in tempo di pace", con un capitolo sulla carne felice

E' uscito "Crimini in tempo di pace - la questione animale e l’ideologia del dominio" di M. Filippi e F. Trasatti, con un capitolo sulla "carne felice"

Massimo Filippi - Filippo Trasatti
Crimini in tempo di pace
la questione animale e l’ideologia del dominio
Eleuthera Editrice - 2013
€ 18,00

 Un gatto (o forse una gatta) sta spiccando un balzo per uscire dalla stanza in cui si trova. Questa stanza è il nostro mondo che, sotto la superficie apparentemente confortevole, ragionevole e levigata, nasconde il lato oscuro dell’oppressione e dello sterminio di miliardi di animali e di umani. Lo stesso gatto – insieme a Laika e Foucault, Pietro il Rosso e Derrida, Giu e Deleuze – si aggira furtivo tra queste pagine per aprirci gli occhi sulla follia e l’orrore della normalità (mattatoi,laboratori e campi di sterminio), per farci riconoscere il fondamento vivente delle architetture del dominio, per guidarci nel pericoloso attraversamento di frontiere ritenute invalicabili, e per mostrarci l’insostenibilità della differenza che abbiamo instaurato tra «l’Umano» e «l’Animale». Dopo averci trascinati nel flusso della vita, Angelo – così si chiama l’enigmatico gatto che, con passione, ci ha esposto all’indescrivibile sofferenza di tutti i senza nome – svanirà lentamente, lasciandoci con il suo sorriso sulla soglia da cui è possibile intravvedere la luce della liberazione.




Massimo Filippi, docente di neurologia, si occupa degli aspetti filosofici e politici dell’oppressione animale e ha pubblicato Ai confini dell’umano (2010), I margini dei diritti animali (2011) e Natura infranta (2013).

Filippo Trasatti, docente di filosofia e storia, si occupa di pedagogia libertaria e questione animale e ha pubblicato per Elèuthera Lessico minimo di pedagogia libertaria (2004) e Contro natura (2008).