Da un po' di tempo, vanno di moda le iniziative che propongono prodotti tipici, a "filiera corta" o a km zero, e - soprattutto - biologici. E va di moda accostare, a tali iniziative, la parola "etica". Prodotti "sostenibili", sensibilità etica, "rispetto"...
Quante volte, però, dietro a queste parole - tanto altisonanti quanto generiche - si cela la vendita di prodotti della sofferenza animale?
Quante volte, poi, organizzare una festa in cui accanto al pomodorino biologico vengono distribuiti pezzi di corpi animali come se niente fosse è un modo per tranquillizzare tutte le persone che al pensiero delle violenze subite dagli animali iniziano a storcere il naso?
Quante volte si tratta di un pretesto per occultare un massacro generalizzato ricordando che lo sfruttamento può essere "sostenibile"?
Ma sopratutto: lo sfruttamento può mai essere sostenibile?
Pubblichiamo la lettera di un'attivista che ha scritto ad una delle tante feste "etiche", la Bio-festa di Polpenazze (BS).
Gentili, organizzatori,
Dato che nella locandina non è specificato, anche quest'anno vi ricordo che ci sono pomodori, mele, cetrioli, ecc. coltivati biologicamente, ma non esistono mucche, maiali, polli, ecc. massacrati biologicamente. Quest'ultima è una panzana ideata da pochi anni da qualcuno per salvaguardare la coscienza di chi sfrutta, uccide e mercifica gli animali (allevamento industriale o stalla del contadino: è uguale).
Dato che nella locandina non è specificato, anche quest'anno vi ricordo che ci sono pomodori, mele, cetrioli, ecc. coltivati biologicamente, ma non esistono mucche, maiali, polli, ecc. massacrati biologicamente. Quest'ultima è una panzana ideata da pochi anni da qualcuno per salvaguardare la coscienza di chi sfrutta, uccide e mercifica gli animali (allevamento industriale o stalla del contadino: è uguale).
I pasti della vostra iniziativa sembrerebbero continuare a grondare sangue e morte, non ne vedo alcuno che sia veg: di conseguenza dirò a parenti e amici di non partecipare alla vostra festa.
Saluti.
Barbara.