"I campi di lavoro forzati non sono poi cosi' male. Ce ne hanno fatto visitare uno al corso di addestramento di base. Ci sono le docce, e letti con i materassi, e attività ricreative come la pallavolo. Attività artistiche. Si possono coltivare hobby come l'artigianato, ha presente? Per esempio, fare candele. A mano. E i familiari possono mandare pacchi, e una volta al mese loro o gli amici possono venire a trovarla - Aggiunse: - E si può professare la propria fede nella propria chiesa preferita.
Jason disse, sardonico: - La mia chiesa preferita è il mondo libero, all'aperto." (Philip K. Dick)

mercoledì 2 ottobre 2013

Il bastone è la carota

Segnaliamo un articolo pubblicato nel n.14 della rivista Liberazioni (autunno 2013), "Il bastone è la carota", di Alessandra Galbiati.


L’asino e la carota
Si dice che per fare camminare un asino testardo, oltre che il bastone, sia più necessario e utile mettergli davanti una carota. Non sappiamo sequesto espediente abbia un fondamento. Verosimilmente è una delle molte leggende inventate sugli animali per parlare metaforicamente di umani. Probabilmente un asino, dopo aver constatato per qualche minuto che la carota è legata ad un bastone e perennemente irraggiungibile, capirebbe l’inganno e inizierebbe a ignorare la carota.
La carota metaforica di cui vogliamo parlare in questo scritto è il “benessere animale” proposto agli animalisti come possibile passaggio intermedio del percorso che dovrebbe condurre alla fine dello sfruttamento animale. E, a differenza degli asini veri, noi animalisti continuiamo a camminare nell’illusione di riuscire a raggiungere, afferrare e assaporare la dolce carota.
Da qualche tempo ci si imbatte in internet in una petizione di Compassion in World Farming (con supporto di Pigbusiness e Farm not Factories) per raccogliere firme affinché i suini vengano trattati rispettosamente prima di finire al macello. Queste “associazioni” no profit di allevatori “etici”, indignate per alcune investigazioni che hanno messo in luce come i maiali vengono vergognosamente cresciuti negli allevamenti intensivi, denunciano gli abusi e le violenze, lanciano appelli affinché vengano rispettate le normative internazionali sul benessere animale e non si facciano soffrire questi animali intelligenti e sensibili durante la loro, seppur breve, vita. Il tutto condito, come è ovvio, da attenzione per il consumatore e dal motto “poco ma buono”. Anche Slow Food, come prevedibile, supporta Pigbusiness...