Riproponiamo il testo di Liberati da Expo letto Sabato 17 Gennaio durante l’assemblea nazionale NoExpo. Un primo documento da cui partire, certamente incompleto a causa del poco tempo a disposizione, ma un tentativo di portare, all’interno della lotta NOEXPO e oltre, le due questioni che più premono “Liberati da Expo”, cioè quella animale e quella dei generi.
Per fermarci non bastano università sprangate e piene di sbirri.
Con ogni mezzo possibile, finchè ogni gabbia non sarà vuota!!
Ciao,
siamo delle individualità antispeciste e
lgbtqueer che si stanno affiancando ai movimenti di lotta contro
Expo2015. Il primo momento di piazza in cui ci siamo espressi è stato al
corteo dello scorso ottobre, con lo spezzone Liberati Da Expo
nell’intento di portare all’interno della lotta NoExpo una visione che
comprenda un approccio ecologista e antispecista, con il chiaro
obiettivo di una sovversione dell’esistente, intento che vogliamo
portare avanti nei prossimi mesi, anche oltre il grande evento.
Nella misura in cui pretendiamo
di non essere imprigionati, sfruttati e dominati, non si può continuare a
imprigionare, dominare e sfruttare soggetti più deboli o diversi da
noi, siano essi umani che non umani.
Tema fondante di Expo2015 è l’alimentazione, tema che non può prescindere dalla liberazione animale e della terra. Allo
stesso modo debito, cemento, precarietà, parole d’ordine alla lotta ad
Expo2015, non possono prescindere dallo sfruttamento animale. Le prime
tre voci non sono più sufficienti a raccontare il reale dentro e intorno
a noi perché sono voci di nocività superate dagli eventi.
Certo continueremo a usarle e a combattere qualunque sistema le utilizzi
e le voglia imporre, ma è tempo di effettuare un salto di qualità che
dovrà saper affrontare soprattutto il cuore del grande evento:
l’alimentazione. Serve confliggere con Expo2015 perchè evento
capitalista di matrice biopolitica che entra direttamente nel nostro
piatto e di conseguenza nel nostro corpo e nell’ambiente in cui viviamo.
Questo evento specula sul cibo, su chi e cosa è ritenuto cibo, su
aspetti naturali come suolo, acqua ed energia, su agricoltura,
allevamento e alimentazione come ambiti di una cultura specista e
antropocentrica; un evento, aggiungiamo, che trova appoggi sociali e
legittimità culturale nel terzo settore di Expo dei Popoli
-ospitato a cascina Triulza- e che parallelamente incarna lo spirito
neoliberista che ci vuole tutte e tutti assoggettati al mercato delle
multinazionali dell’agribusiness, delle nanotecnologie e degli
OGM, in una continua e onnipresente lotta al Pianeta e alla vita libera,
sia essa umana o non umana.
La liberazione animale deve
integrare le altre lotte per poter sfiancare il dominio, ma deve essere
anche fondante per il futuro che cerchiamo di immaginarci, futuro che il
grande evento tenta di vendere nascondendosi dietro le parole green o
pink, nell’intento di continuare ad avere sostegno nonostante
gli anni di crisi economica ed esistenziale per migliaia di esseri umani
e famiglie.
Attraverso l’alimentazione si possono
fare scelte importanti per gli animali umani e non umani, non mangiare
nulla di derivazione animale risparmierebbe loro rabbia, dolore e morte,
concretizzerebbe il rispetto dell’altro, del suo spazio, tempo e
socialità, li riscatterebbe portando al collasso l’intero disfunzionante
sistema capitalista.
Solo in occidente 54 miliardi di animali,
senza contare pesci e molluschi, ogni anno vengono massacrati, creando,
inoltre, un concentramento di CO2 nell’atmosfera, tale da rendere
impossibile un proseguo di tutta la vita sul pianeta.
Liberare chi è incatenato a
questa produzione è uno degli obiettivi. Alimentarsi è una pratica che
determina importanti cambiamenti rivoluzionari.
Ford nel 1913 creò la catena di
montaggio osservando il lavoro di smembramento, dissezione e stoccaggio
in un macello, questo sistema ha prodotto nel tempo lo sfruttamento
umano (tanto da essere stato modello anche per i campi di concentramento
nazisti) e la trasformazione da soggetti attivi a consumatori passivi.
Lo smontaggio dei corpi in quel macello è padre dell’attuale
precarietà, le nostre vite quotidiane sono state determinate proprio
dalla riduzione in pezzi degli animali. Le catene che legano quelle vite
sono le stesse che ci legano a questo sistema, sistema che può essere
distrutto solo spezzandole. Se tutto questo resterà ancora sullo sfondo, sullo sfondo rimarremo anche noi tutti e tutte.
Da qui a un futuro che andrà
oltre Expo2015, dobbiamo proporre come desiderabile e concreta una
prospettiva di libertà e di convivenza non mercificata, non
antropocentrica né specista. Una prospettiva che può iniziare ora dalle
scelte alimentari adottate da chi partecipa a questo incontro e che ha
come potentissima conseguenza l’abbraccio di una cultura e di una
socialità di autogestione, di libertà e di mutuo aiuto. Una
orizzontalità e un riconoscimento di dignità che implicano l’abbandono
di ogni sfruttamento, fosse quello verso l’ambiente, quello tra esseri
umani e quello che culturalmente si applica da secoli verso gli animali
non umani.
Per questo crediamo e proponiamo
che il cuore della lotta anticapitalista che portiamo avanti trovi il
suo focus sul tema ufficiale di Expo e sulla società che vogliamo in
futuro fare nostra, che necessariamente dovrà essere antispecista e
radicalmente ecologista.