Contestatori o supporter dello sfruttamento "etico"?
Ci chiediamo per
l'ennesima volta come sia possibile che degli animalisti (o presunti tali)
possano aver partecipato ad
una iniziativa promossa a quattro mani dalla Facoltà di Veterinaria di
Milano (precisamente un Dipartimento di produzione animale!) e Minding Animals
(associazione internazionale che si occupa di Animal Studies) nella speranza di
influenzare positivamente i futuri addetti alla detenzione, proliferazione,
crescita e morte degli animali "da reddito" (qui il link del programma
del corso).
Se anche possiamo essere d'accordo che un
allevamento biologico sia meglio di uno intensivo, ci chiediamo se sia questo
ciò che speriamo e vogliamo per gli animali. Sono forse le "fattorie
felici" che scardineranno il paradigma antropocentrico? È attraverso
questa nuova modalità (peraltro assolutamente impossibile da sviluppare per il
largo consumo) che vogliamo indicare una direzione? Pensiamo sia possibile che
studenti di veterinaria (interessati ad approfondire proprio questo tema)
cambino mestiere perché ascoltano qualcuno che gli dice che gli animali non
devono essere uccisi? Possiamo renderci complici di questo sofisticato modo (il
bio, la sostenibilità, il benessere animale) di acquietare le coscienze di
consumatori e addetti ai lavori? Come possiamo collaborare con gli
"addetti ai lavori"? Pensiamo che allevatori e veterinari siano così ingenui
da non essersi mai incrociati con un pensiero altro e che aspettino le nostre
conferenzine per andare in crisi?
Crediamo che
"sporcarsi le mani" possa essere una modalità accettabile se sussistono
margini reali di manovra e se si tratta di affrontare problemi specifici, puntiformi.
Anche confrontarsi pubblicamente con gli avversari può essere utile per tenere
vivo il dibattito pubblico, ma ciò deve essere fatto con alcune intelligenti
precauzioni, altrimenti si rischia di vedere ciò che si vede troppo spesso: che
i media e la cultura dominante ridicolizzano o utilizzano gli animalisti per
screditare la questione animale. Inoltre, un conto è essere invitati ad un
confronto per rappresentare una posizione dissidente (e anche qui bisogna stare
bene attenti al come, quando, perché), un
altro è collaborare per organizzare insieme agli sfruttatori un evento che
serve a indirizzare lo sguardo verso un'ipocrita terza via che accontenta solo
la controparte.
Le foto della visita pubblicate sull'evento ufficiale della Summer School |
Crediamo che le
responsabilità di chi ha accettato di collaborare alla Summer School siano
inscusabili nonostante le buone intenzioni degli animalisti partecipanti e
indipendentemente da quel che è stato detto durante il corso. Corso che quest'anno si concludeva con la
visita ad una fattoria "sostenibile" dove le mucche giocano a palla
con allevatori sorridenti e pascolano serene così da far sembrare meno crudele
il loro sfruttamento e più dolce la loro morte. Vi invitiamo a visitare il
sito del luogo che ha ospitato gli iscritti alla Summer School, luogo che
gronda ipocrisia in ogni singola parola che utilizza per presentare la sua
attività e che già nel banner della pagina (sessista oltre che indecentemente
offensivo per gli animali) suscita un conato di vomito in ogni persona che sa
cosa significa lo sfruttamento animale: www.bordonafarm.it.
Non sappiamo più
con quali parole continuare a dirlo: il movimento animalista avrebbe il potere
di decidere come impostare il dibattito
sulla questione animale, potrebbe avere molta forza conflittuale, potrebbe
obbligare a cambiamenti politici se avesse idee più chiare sulle strategie e le
tattiche e non lasciare la palla sempre nelle mani degli avversari. Rinunciare
ad una richiesta chiara e precisa (ancor prima di averci tentato) è come
ammettere che l'antispecismo sia un’idea perdente se rifiuta i compromessi, se
non accetta di diluire le richieste, se non va a fare ridicolo proselitismo tra
i futuri sfruttatori per renderli un po' meno crudeli e un po' più tranquilli
di star facendo la cosa giusta.
Vi invitiamo a
visitare il sito della Felice
Fattoria che ha ospitato la Summer School. Che cosa esiste di più
raccapricciante di un'industria di morte che ridipinge i muri per far sembrare
un po' meno oscena la sua attività? Come
si può collaborare per organizzarci una piacevole visita didattica (a mo' di
dimostrazione pratica di quanto elaborato nel corso)?
Chi ha a cuore gli animali
vorrebbe delle risposte concrete dagli animalisti che hanno dato la loro
disponibilità per collaborare ad un progetto così ambiguo e difficilmente
giustificabile. Sarebbe importante che venissero forniti dei buoni motivi per
eventualmente comprendere il ruolo degli antispecisti in quel contesto e capire
se situazioni simili possano avere senso per la liberazione animale. Sarebbe
fondamentale sapere cosa si spera di cambiare, come si crede di contribuire
alla causa e capire perché si dovrebbe continuare a percepire questi animalisti
"dalla parte degli animali" e non, come per esempio CIWF, come la
"faccia buona" dello sfruttamento animale.
BioViolenzawww.bioviolenza.blogspot.it