"Mangiare carne è qualcosa che fai al corpo di qualcun altro senza il suo consenso"
(pattrice jones)
Già nel 2006, il blog Suicide Food
aveva iniziato a raccontare lo specismo attraverso le immagini di animali che desideravano
essere mangiati: anatre così gustose da volersi assaggiare, mucche che si
affettano per fare delle bistecche, maiali che desiderano essere kosher per
poter essere mangiati anche dagli ebrei.
Tra queste vittime in cerca di carnefici si distingue
una categoria particolare: gli animali che seducono. Animali rappresentati
sempre in modo femminile, che con sguardi e posizioni provocanti cercano di
essere sessualmente attraenti per invitare anche il commensale più restio a
cedere alla tentazione di mangiare. In pieno accordo con la cultura dello
stupro, è la vittima che, con i suoi atteggiamenti, vuole essere soggiogata.
Fonte: http://suicidefood.blogspot.com/ |
Carol Adams ha sottolineato come questa cultura del dominio abbia legittimato lo sfruttamento di tutti i corpi vulnerabili e quindi si esprima non solo attraverso la violenza maschile sulle donne, ma anche attraverso lo sfruttamento di animali non umani. Anzi, le violenze sulle donne e sugli animali si somigliano e si intrecciano: la donna spesso viene de-umanizzata per ribadire il dominio maschile, mentre l’animale non umano viene “femminizzato” prima di essere consumato.
Fonte: caroljadams.com |
Se gli esempi di intersezionalità delle oppressioni sono infiniti, il libro
Cinquanta sfumature di pollo dona
alla parola disgusto nuovi significati.
Cinquanta sfumature di pollo, esplicitamente ispirato al romanzo Cinquanta
sfumature di grigio, rimpiazza la protagonista del romanzo di James con una
gallina[1] (morta)
che si eccita delle perversioni di uno chef dominante che la usa come
ingrediente delle sue ricette.
Anche i nomi delle ricette non sono scelti a caso, ma hanno dei costanti
rimandi sessuali. Eccone alcuni:
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-Seni (petti) Extra-Vergini
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-Pollo per piacere non ti fermare
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-Pollo sculacciato alla mostarda
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-Seni (petti) lusingati
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-Cosce gocciolanti
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-Pollo strip-tease
- -Dita appiccicose
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-Cosce spalancate
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-Pollo eretto
Ogni ricetta è preceduta da un breve dialogo tra la gallina e lo chef, dove
la prima freme all’idea di essere fatta a pezzi, marinata e morsicata, mentre
il secondo racconta le sue fantasie gastronomiche come se fossero desideri
sessuali.
“Devo
averti ora” dice senza fiato gettandomi sulla prima superficie che riesce a
trovare e spalancando le mie cosce. (Fowler,
2012, p.53)
“Sei
così dolce, così succulenta, così buona” (Ivi, p.18)
Le fotografie che corredano il libro offrono una rappresentazione
dei due personaggi peculiare: da un lato, un uomo forte e muscoloso (come deve
esserlo colui che vuole degnamente rappresentare l’idea stereotipata di
mascolinità), dall’altro una gallina rappresentata sempre in modo passivo prima
della preparazione (sdraiata, sodomizzata, penetrata da dita e spiedi) e che
acquisisce una
sua indipendenza e individualità dopo la preparazione (l’atto si è
compiuto, lo chef ha reso la gallina tale, sviluppando le sue potenzialità, e
questa assume spesso posizioni che richiamano il corpo femminile di una donna).
Tuttavia, ciò che rende veramente macabro questo libro è la raffigurazione
della gallina come complice sessualmente eccitata dallo chef:
Oh,
immaginavo le tue mani viaggiare lungo le mie cosce e i tuoi denti mordicchiare
il mio petto. (Fowler, 2012, p.11)
Scaldami,
scaldami, lo imploro silenziosamente, ma non riesco a fare nulla di più che
chiocciare dolcemente. (Ivi, p.17)
Prende
un mandarino e me lo inserisce lentamente, lentamente dentro il mio orifizio
finché non è completamente dentro di me. Oh, che pienezza (Ivi, p. 23)
Nonostante la gallina sia chiaramente morta e smembrata e, anzi, sia stata
uccisa tempo prima di incontrare lo chef, l’autore la impegna in dialoghi
mirati a ribadire costantemente il suo consenso alla sottomissione. Questo è il
pilastro su cui si fonda la cultura dello stupro.
Non vi
è solo (e già basterebbe!) la mercificazione di un corpo femminile, declassato
a oggetto che recepisce il desiderio maschile in tutte le sue forme e pulsioni,
ma vi è addirittura la necessità di trasformare queste pulsioni in un desiderio
della vittima. E se crediamo che sia consenso quello di un corpo femminile
decapitato e morto da settimane, come può non esserlo quello di una qualunque
donna viva? Esiste il non consenso? Elisa Valenti
BioViolenza
[1] La gallina in inglese non è indicata generalmente come chicken, ma come Miss Hen,
specificando quindi il genere.