Illustrazione di "Grafica Nera" - graficanera.noblogs.org |
IL “BENESSERE ANIMALE”,OVVERO L'IGNOMIA UMANA!
La nuova frontiera del business sugli animali da reddito si chiama “benessere animale”.
L'industria della “carne”, con l'occhio rivolto al mercato e al target, sempre più orientato al rifiuto delle aberranti condizioni degli animali non umani negli allevamenti intensivi, ha aggirato il problema, risolvendolo con una magistrale azione di marketing: una formula “dolce” per incrementare i propri guadagni rassicurando gli umani sensibili.
Seguiamone le fasi.
Il martellamento sul benessere animale è diventato un tormentone attraverso tutti i canali di diffusione conosciuti: dalla pubblicità dei media, alle conferenze degli “esperti” in materia, alle centinaia di pubblicazioni, alle fattorie “felici”, fino ad arrivare ad eventi internazionali come Slow Food e Terra Madre.
Ma dopo il primo e riuscito indottrinamento, la fase successiva del percorso mediatico presuppone una risposta plausibile alla domanda elementare: “Come conciliare il benessere animale con l'uccisione prematura di esseri senzienti e felici, affinché si trasformino in succulenti piatti?”
Ed ecco che rientrano in campo tutte gli attori di questa transizione, per risolvere il legittimo dilemma e renderlo addirittura PREMIANTE E VIRTUOSO con un colpo da veri maestri (è doveroso ammetterlo).
Istituzionalizziamo, coinvolgendo il Ministero della Salute, le buone pratiche di macellazione:
La nuova frontiera del business sugli animali da reddito si chiama “benessere animale”.
L'industria della “carne”, con l'occhio rivolto al mercato e al target, sempre più orientato al rifiuto delle aberranti condizioni degli animali non umani negli allevamenti intensivi, ha aggirato il problema, risolvendolo con una magistrale azione di marketing: una formula “dolce” per incrementare i propri guadagni rassicurando gli umani sensibili.
Seguiamone le fasi.
Il martellamento sul benessere animale è diventato un tormentone attraverso tutti i canali di diffusione conosciuti: dalla pubblicità dei media, alle conferenze degli “esperti” in materia, alle centinaia di pubblicazioni, alle fattorie “felici”, fino ad arrivare ad eventi internazionali come Slow Food e Terra Madre.
Ma dopo il primo e riuscito indottrinamento, la fase successiva del percorso mediatico presuppone una risposta plausibile alla domanda elementare: “Come conciliare il benessere animale con l'uccisione prematura di esseri senzienti e felici, affinché si trasformino in succulenti piatti?”
Ed ecco che rientrano in campo tutte gli attori di questa transizione, per risolvere il legittimo dilemma e renderlo addirittura PREMIANTE E VIRTUOSO con un colpo da veri maestri (è doveroso ammetterlo).
Istituzionalizziamo, coinvolgendo il Ministero della Salute, le buone pratiche di macellazione:
http://www.izsler.it/izs_home_page/archivio_news/00002318_Materiale_formativo_sulla_protezione_degli_animali_alla_macellazione_.html
Solo un piccolo inciso per chi conserva ancora una sua intelligenza, scevra da condizionamenti e consuetudini: si sente uno stridio insopportabilmente ipocrita nel pronunciare questa frase: “buone pratiche di macellazione”, equiparabile a “buone pratiche della condanna a morte” e/o “buone pratiche della tortura”; un ossimoro, francamente, ignominioso!
Lasciamo la lettura del link di cui sopra, senza altro commento, poiché si commenta da solo.
Aggiungiamo che preparare il personale (veterinari, allevatori, addetti alla macellazione) ad eseguire queste uccisioni nel “rispetto degli animali non umani”, non cancellerà il TRADIMENTO del rapporto di fiducia che gli animali non umani avevano instaurato con gli animali umani, ne' renderà queste pratiche “dolci” e rispettose del loro benessere.
Si ribadisce, seppur con pratiche diverse dalla consuetudine degli allevamenti intensivi, il rapporto di forza in cui l'animale umano decreta la condanna a morte degli altri viventi, per “30 denari”.
Solo un piccolo inciso per chi conserva ancora una sua intelligenza, scevra da condizionamenti e consuetudini: si sente uno stridio insopportabilmente ipocrita nel pronunciare questa frase: “buone pratiche di macellazione”, equiparabile a “buone pratiche della condanna a morte” e/o “buone pratiche della tortura”; un ossimoro, francamente, ignominioso!
Lasciamo la lettura del link di cui sopra, senza altro commento, poiché si commenta da solo.
Aggiungiamo che preparare il personale (veterinari, allevatori, addetti alla macellazione) ad eseguire queste uccisioni nel “rispetto degli animali non umani”, non cancellerà il TRADIMENTO del rapporto di fiducia che gli animali non umani avevano instaurato con gli animali umani, ne' renderà queste pratiche “dolci” e rispettose del loro benessere.
Si ribadisce, seppur con pratiche diverse dalla consuetudine degli allevamenti intensivi, il rapporto di forza in cui l'animale umano decreta la condanna a morte degli altri viventi, per “30 denari”.
BioViolenza
Al mattatoio sani e felici