Il 20 giugno scorso si è tenuto a Roma il convegno “Uccidere
senza dolore. La ‘macellazione inconsapevole’ fra etica e scienza” organizzato
dal Master in Etica pratica e bioetica dell’Università Sapienza di Roma e dal
Comitato Bioetico per la Veterinaria, di cui avevamo dato notizia in precedenza
(qui: http://bioviolenza.blogspot.it/2013/06/su-un-convegno-alla-sapienza-uccidere.html).
Un’attivista di BioViolenza è andata ad assistere ai
lavori, intervenendo del dibattito, e ci ha inviato un resoconto della
giornata, che vi proponiamo.
Sediamoci... intorno a un tavolo: il sapere accademico come sedativo delle coscienze
Da persona estremamente curiosa e conscia del fatto
che sia necessario sapere cosa e chi ci circonda ho deciso di andare al
convegno “Uccidere senza dolore. La macellazione inconsapevole fra etica e
scienza” all’Università La Sapienza. A distanza di giorni non credo di essermi
del tutto ripresa.
Non racconterò nei dettagli gli
interventi dei singoli relatori, poiché a mio avviso inutili e in altri casi persino
grotteschi, ma mi limiterò a fare un resoconto di quello che è emerso dal
convegno.
In sostanza il convegno nasce con l’idea
di proporre una sorta di tavola rotonda con lo scopo di lavorare insieme,
biologi, veterinari e qualche altro “tecnico” della questione della sofferenza
animale per migliorare le tecniche di macellazione e per rendere sempre più
inconsapevoli gli animali di quello che spetterà loro dopo la breve vita negli
allevamenti. Vita che per quanto breve dovrà, sempre a detta loro, essere piena
di gioia e serenità e ricca di tutti i comfort possibili. Fra i presenti al
convegno (una quarantina di persone, di cui molti studenti) scopro alcuni
vegetariani e probabilmente qualche vegano/a.
Aprono la mattinata di lavoro Piergiorgio
Donatelli - il moderatore e direttore del Master in Etica Pratica e Bioetica
che ospita il convegno - e Simone Pollo (Sapienza e responsabile
di redazione della rivista Bioetica). Il secondo sostiene che bisogna
rafforzare l'INCONSAPEVOLEZZA degli animali riguardo quello che capiterà loro dopo
la vita in allevamento. In sostanza si tratta di eliminare i fattori di ansia come
l'attesa, lo stress ecc.. La sua proposta consiste essenzialmente in questo:
utilizzare sostanze chimiche per l’uccisione dell’animale, che in questo modo
non dovrebbe essere dolorosa e che dovrebbe soprattutto renderlo meno
consapevole. Questa pratica però presenterebbe delle controindicazioni. Non ci
sono dati certi relativi alla pericolosità o meno di questo farmaco per l’uomo.
Seppur somministrato in dosi minime, infatti, non è ancora certo se la sostanza
venga smaltita prima di finire nella carne che poi verrà consumata.
Su questo punto tornerà l'ultimo
relatore, ma non sarà in grado di dare risposte sensate, soprattutto quando gli
verrà chiesto il prezzo del farmaco (ad oggi, esorbitante).
Pollo poi propone una riflessione: oggi
la macellazione è sostanzialmente un fenomeno nascosto, quello che potrebbe
derivare dal fatto di parlarne è che il dibattito diventi pubblico e che quindi
la gente ne parli di più e chieda sempre più trasparenza. Cosa che a suo avviso
è giusta, poiché consentirà la crescita morale della persona, poiché sapere è
un diritto. Qual è dunque il costo morale della bistecca, si domanda?
Riflette profondamente sul
fatto che se tutti sapessero quello che accade realmente dietro le quinte degli
allevamenti e nei mattatoi le persone non diventerebbero ugualmente vegetariane,
ma sottolinea nuovamente quanto sia fondamentale che la gente sappia.
Conclude il suo intervento domandosi se
non sia forse più opportuno aprire dei dibattiti, delle tavole rotonde per
parlare di sofferenza animale e per sensibilizzare l’opinione pubblica piuttosto
che entrare nei laboratori come è di recente accaduto a Milano. Avendo intuito
per tempo dove stava andando a parare e capendo che non ci sarebbe stato modo
alla fine del convegno (in primo luogo perché, onestamente, non sapevo se avrei
resistito fino alla fine, in secondo luogo perché non appena avessi impostato
la domanda sono sicura mi avrebbero risposto che non c'era più tempo...) sono
dovuta intervenire chiedendo che venisse detta la verità su quanto accaduto a
Milano (anche se non era il momento degli interventi ma in tutta onestà non ho
visto alternative) sostenendo che i fatti non sono, almeno ad oggi, proprio
così e che la volontà di parlare negli ultimi tempi si sta manifestando, come testimonia
proprio un dibattito organizzato presso la Statale di Milano [1], ma che questa
è stata negata (il dibattito è stato infatti annullato) [2]. Davanti a questa
mia dichiarazione mi è stato brutalmente suggerito dal moderatore di tacere. Cosa
che mio malgrado ho dovuto fare ma solo dopo aver ribadito diverse volte che la
verità continuava a non essere raccontata.
Non mi dilungherò altrettanto sugli
altri interventi.
Silvana Diviero – università di Perugia -
sottolineando insistentemente come il suo intervento sia di impostazione
scientifica e non etica, parla delle 5 libertà [3], di benessere etc.
Percepisco però che sotto sotto si rende conto che la questione etica è più
forte di quella scientifica, lo lascia trapelare anche quando si
"scontra" con un biologo sostenendo che anche crostacei et similia sono creature, che su quello non si discute e che tutti
soffrono. Ma fa un grosso errore: parla di quanto alcuni animali siano
estremamente intelligenti, come ad esempio le galline, e sembra voglia indurci
a chiedere: ma come si fa ad uccidere un animale così intelligente? Una ragazza
tra il pubblico le farà poi notare che con questo tipo di ragionamento si
rischia forse di fare discriminazioni sulla base dell’intelligenza e si decide
di uccidere chi è intelligente o no. La mia mente mi riporta immediatamente al
trattamento dei malati, debilitati e feriti e al programma T4 dei campi di
sterminio [4]…E pensare che proprio all’inizio del convegno il moderatore si
era persino indignato alla folle idea
che ci siano delle persone che sostengono le forti analogie tra lo sterminio
degli animali e l’olocausto degli ebrei…
Interviene poi Beniamino Cengi Goga -
Università di Perugia. Percepisco subito essere una persona estremamente pragmatica.
Va subito al sodo. “L'uomo non è un carnivoro” – sostiene -, e a questo
proposito cita testi e diverse ricerche. “Mangiamo carne frullata e non muscoli
e ossa”. Parla degli strumenti di tortura, di quelli aboliti in Germania e
Inghilterra. Parla della carne kosher...parla e soprattutto, fa vedere un
video, sulla TRAPPOLA ROTANTE che viene utilizzata nei macelli per ottenere la suddetta
carne. L’animale viene intrappolato e bloccato in una sorta di box metallico.
Rimane fuori solo la testa e per l’animale non ci sono vie di fuga.
Una sua riflessione mi desta dallo stato
di torpore in cui ero caduta dopo aver visto un simile arnese di tortura (lo
sguardo di quella mucca agonizzante non mi abbandona dal giorno del convegno): “mi
rendo conto che in effetti a parlare di BENESSERE ANIMALE si rischia di essere
incoerenti, forse sarebbe meglio parlare di…PROTEZIONE”. Credo non ci sia molto
da commentare.
Interviene poi Pasqualino Sartori,
Presidente del Comitato Bioetico per la Veterinaria. Propone MATTATOI MOBILI
per risolvere la questione del trasporto, parla di FILIERE ETICHE e di feromoni.
Credo di essere arrivata al punto di
saturazione e penso a pochi minuti dalla fine di non voler più sentire altro.
Ma per qualche malsana ragione decido di restare e infatti credo di aver
sentito, proprio alla fine del convegno, una delle cose più sensate di tutta la
mattinata: nonostante banalizzi, a mio avviso, la scelta vegetariana e vegana sottolinea
come questa, anche se riguardasse l’intera popolazione mondiale, da sola non
cambierebbe comunque lo stato delle cose. Ha altresì evidenziato come la
questione degli animali, se vuole essere affrontata, deve essere messa sul
piano politico, cosa che in molti, continua, non vogliono fare perché ritenuta
inappropriata.
Come non dargli ragione, almeno su
questo punto?
Con questo non si vuol certo denigrare
la scelta vegan, lungi da me, ma banalmente sottolineare come la “semplice”
scelta individuale di non mangiare e consumare prodotti di origine animale, per
quanto lodevole e a mio avviso giusta, da sola non possa risolvere la questione
dell’olocausto degli animali. Questa deve, a mio parere, necessariamente essere
inserita in un contesto antispecista e di liberazione di ogni essere vivente.
Perché obiettivamente, di vivere in un mondo dove anche ammettendo che non ci
siano animali sfruttati, non ci sia più carne di origine animale (ma magari
ottenuta chimicamente…) etc ma dove
ancora ci siano forme di discriminazione come quella di genere o di etnia…bè va
da se che proprio non mi va.
Tornando al convegno, l’ultimo
intervento è stato quello di Giovanni Vesce – università di Napoli.
Lo ammetto, ho un po’ di difficoltà a decifrare le sue parole. Parla di quanto
sia orribile la pistola captiva, parla delle 3 R, parla di EUTANASIA ANIMALE DA
MACELLO perché macellare è orribile. Parla della dichiarazione di Cambridge del
luglio 2012 ("l'uomo non è l'unico animale ad avere consapevolezza”).
Propone i farmaci per ucciderli. Che però sono carissimi, anzi no di più (ma
non dice i prezzi, ci gira intorno).
Inizia il dibattito (c'è poco tempo). Uno
o due animalisti (presumo) intervengono e a denti stretti fanno capire che
insomma, questi poveri animali vanno rispettati e che se proprio bisogna
mangiarli almeno che si mangi meno carne.
Quando qualche giorno fa, prima di
andare al convegno, ho guardato il programma e ho letto il titolo dell’ultimo
intervento “Stato di coscienza, stordimento e macellazione…ma la sofferenza?”
ho pensato: ecco, lui dirà senza dubbio qualcosa sul fatto che gli animali
soffrono e che forse non andrebbero uccisi. Forse l’idea di sentire il suo
intervento, nella speranza di sentire una voce fuori dal coro, è quello che
veramente mi ha spinto a resistere fino all’ultimo. Mi sono dovuta ricredere
subito. L’animale soffre? Non c’è problema, sediamolo, anche se i prezzi sono
esorbitanti, e il gioco è fatto. Tutto, purché si mangi carne.
Frak82
NOTE
e http://montichiaricontrogreenhill.blogspot.it/2013/05/i-vivisettori-si-ritirano-perche-temono.html
[3] A tal proposito, si veda: “Cinque libertà: tanto rumore
per nulla” (http://bioviolenza.blogspot.it/2012/08/cinque-liberta-tanto-rumore-per-nulla.html)
[4] “Iniziò l’eliminazione sistematica dei teschi con
ritardi mentali, disturbi emotivi e infermità fisiche che costituivano motivo
di disagio per il mito della supremazia ariana”. (Charles Patterson, Un’eterna Treblinka. Il massacro degli
animali e l’Olocausto, trad. it. di M.Filippi, Editori Riuniti, Roma 2003,
p. 112).