Non
è la prima volta che ci segnalano una campagna mediatica ad opera di
allevatori o produttori di carne in cerca di consensi da parte
dell'opinione pubblica. I motivi per cui vengono ideate campagne
pubblicitarie da parte delle associazioni di categoria possono essere
di vario tipo, e non sempre comprendono l'esigenza di placare i
problemi di coscienza che lo sfruttamento degli animali causa ai
consumatori.
In
questo caso, però, è evidente che siamo di fronte ad una risposta
(anche) alle crescenti critiche alla violenza sugli animali da
reddito. La campagna estate 2015 degli allevatori svizzeri
(https://www.agricoltura.ch/campagna-pubblicitaria/campagna-attuale/manifesti/)
non lascia spazio a dubbi. Accanto a manifesti che rimarcano la
genuinità della frutta dei contadini svizzeri o la loro cura del
paesaggio alpino, tutti incentrati su figure di animali vestite da
contadini umani, ne troviamo uno con una capra che recita lo slogan:
"Sono molto più libero di uscire della maggiorparte degli
uomini".
Se
vi è qualcosa di vero in questo slogan, dovrebbe preoccupare gli
umani per la propria libertà di movimento (e, in effetti, basti
pensare alla libertà di movimento di milioni di migranti,
costitutivamente violata da dispositivi giuridici ed economici che
nessuno mette in discussione). Difficilmente, però, può consolarci
in relazione alla vita degli animali che alimentano, con i propri
corpi, i propri affetti, la propria forza-lavoro, l'economia
elvetica. Stiamo parlando, infatti, di esistenze che beneficiano di
spazi più ampi di quelli degli schiavi negli allevamenti intensivi,
di maggiore libertà, ma stiamo parlando anche, come in ogni
allevamento, di figli separati dai genitori in tenera età, di
mungiture non desiderate, e, infine, di una destinazione già decisa
dalla nascita, il mattatoio. E, in altri casi, stiamo parlando di una
semplice scenografia,
creata ad arte per nascondere realtà molto meno idilliache, come
quella dei maiali in Svizzera (si veda, per esempio:
http://www.porca-miseria.ch/),
che come “testimonial”, evidentemente, non sarebbero minimamente
credibili. Tanto più che, come apprendiamo
dal comunicato stampa di accompagnamento
(https://www.agricoltura.ch/fileadmin/lid/Pressecorner/2015/20150223_SBV_Kampagnenstart_i.pdf),
i "volti" della campagna non sono animali di fantasia, ma
individui reali, realmente "ospitati" presso una fattoria
svizzera: che cosa direbbero di quello che viene fatto loro dire?
Condividerebbero lo sfrontato slogan della campagna - "Grazie,
contadini svizzeri"?
BioViolenza
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